Domenica 30 ottobre – Oggi è
stato il giorno di una bella escursione con Pilar e Charlotte. Doveva esserci
anche Ania ma era ancora un po’ malata. Una volta arrivati nel villaggio di
Vrontero con tre passaggi in autostop, peraltro immediati, abbiamo incominciato
a chiedere in giro del sentiero per il paesino di Pili. “Certo che se ascolti
solo la prima persona, rischi veramente di non fare tante cose!”, dice Pilar.
Questo perché la signora a cui per prima avevamo chiesto ci aveva risposto che
non ce n’erano di sentieri. E non solo, anche l’ultimo che ci aveva dato il
passaggio in macchina, uno con cui gioco a calcio nella squadra del Prespa, ci
aveva detto lo stesso. Cosi solo al terzo tentativo usando un po’ di
testardaggine ci siamo sentiti dire “si, lo so!”, “proseguite per questa
strada, alla chiesetta piccola girate a destra e lo vedrete”.
Il cammino era un
continuo dipinto d’autunno: monti, rocce, alberi ed arbusti di tutte le
sfumature tra il rosso, l’arancio, il verde e il marrone. La terra, di un rosso
scuro, forte come quei vecchi mattoni d’argilla. E poi il lago, la sua vista
tra le montagne e i villaggini che si intravedevano. In un orchestra di
tranquillità io intanto viaggiavo con la mia mente. Pensavo a quanto mi piace
vedere le due isole del lago Micri Prespa da diverse prospettive. E’ forse la
cosa che più mi piace fare a Prespa… chi lo sa, probabilmente perché non tutte
le prospettive sono facilmente accessibili per via delle frontiere! Dopotutto
faccio parte di quella che definirei la“generazione delle fotocamere
digitali”, abituata a vedere tutto e cresciuta senza confini e restrizioni nel
visitare quasi qualsiasi posto. Senza rendercene conto siamo “la generazione più
viaggiatrice” della storia. Prodotto, buono, della globalizzazione che dà al
viaggio, e con lui l’estero più in generale, anche il ruolo di valvola di sfogo
per tanti giovani che altrimenti soffrirebbero il precariato dei tempi nostri
nelle proprie case a nutrire chissà quale repressione. Il viaggiare dà sorrisi,
fa conoscere le persone e sorpassare i pregiudizi anche su diverse culture.
Senza rendercene conto siamo infatti per tanti versi anche la “generazione
più pacifica” della storia, un po’ per il nostro livello educativo
mediamente il più alto di sempre e un po’ appunto per la nostra voglia di vedere
con i nostri occhi e conoscere. Lo dimostrano anche i nostri cortei nella
maggior parte del mondo che se confrontati in termini di violenza a quelli degli
anni ’60 e ‘70, a cui partecipavano anche chi ora dall’alto dei parlamenti ci
giudica e rimprovera, sono tranquilli come i bravi studenti della prima fila
che in classe ascoltano ma alzano anche la mano per parlare. Siamo anche molto
avventurieri perché in questo mondo instabile non potremmo fare altrimenti.
Sappiamo sempre meno dove vivremo, con chi, quale lavoro faremo, se i nostri
anni di studi sono stati utili (forse “solo” per averci insegnato a dialogare)…
Abituati ad una vita di incertezze. A cosa crediamo quindi noi ventenni? Forse
solo che “la vita è un avventura non già scritta ma da tutta da scrivere”, o
almeno questo vale per me.
Camminando pensavo anche al mio
futuro. Vorrei fare il reporter in giro per il mondo con una certa continuità,
perché ho già iniziato questa strada e so di potercela fare, e avere una sorta
di ostello o campeggio con amici e cari in un posto bello, accogliente e
tranquillo come Prespa e con tanto di associazione culturale. Sogno anche un
carretto con l’asino che mi porti dove voglio, che elimini il tempo e i
pensieri… “sfruttare” anche l’utilità dimenticata degli animali! Avere un paio
di cani, magari quelli che ho già qua con gli altri volontari o forse almeno
uno più grande. Mi viene in mente l’immagine di frate Tac, quello di Robin Hood,
sul carretto che beve il vino mentre il suo mulo lo porta in giro J…
bellissimo!
Dato che qui a Prespa vivo in una
casa dalle cinque nazionalità che ogni giorno mi permette di assaggiare piatti
tipici di vari paesi, mi viene in mente anche una cucina internazionale
nell’ostello, o campeggio che sia. Magari anche solo proposta un paio di volte
alla settimana. Cibi greci, italiani, spagnoli, polacchi, francesi, portoghesi:
sarebbe di successo! E poi, anche una saletta per le feste o un piano bar
perché mantenere vivo il locale è la cosa essenziale e farlo frequentare anche dalla
gente del posto, l’attrattiva migliore. A Prespa sarebbe suggestivo attuare questo
progetto nel paesino abbandonato di Millionas per avere un villaggio intero a
disposizione. Ma strategicamente la spiaggia di Kula è il top con la sua fantastica
vista sul grande lago che ti fa sembrare di vedere il mare, il via vai di
pellicani proprio sopra la tua testa, una taverna già avviata da anni e anni e
una struttura grande di bagni costruita per quando i turisti venivano qua in
tanti fino a dieci anni fa. Ci sono anche alberi dove mettere sotto le tende e
un piccolo palco dove questa estate si sono esibite band greche in occasione
del primo Music Festival di Prespa. Probabilmente questa idea sarebbe più
realizzabili sotto la gestione dell’organizzazione per cui lavoro, “Ctp”,
perché essendo permanentemente sul posto potrebbe creare un progetto solido, anche
solo per le estati, che tra l’altro terrebbe fede agli scopi culturali e di
sviluppo del turismo… però ovviamente non è facile… come sempre servono soldi!
Il bello di Prespa sono anche le
sue disavventure. Ogni giorno ne succede una diversa, ma proprio ogni giorno! Ed
è appunto per questo che ormai ci ridiamo sopra, sempre! L’organizzazione nei
lavori è un optional di lusso, quando ti va bene le cose le sai l’ultimo giorno…
… Nel frattempo la camminata
continuava nella sua avventura di tranquillità. Avremmo potuto imbatterci in
lupi o orsi con più probabilità che in altre zone della riserva, ma cosi non è
stato… a nostro rammarico. Nonostante ore nella natura selvaggia attraversando
sentieri stretti, l’unica cosa è stata: escrementi freschi di un animale della
taglia di un lupo.
Senza conoscere il percorso e non
muniti di mappa ad un certo punto c’è apparsa la strada. La rotta era stata
giusta ma sfortunatamente già finita. Ma questo non ci ha fermato, passando
attraverso campi di fagioli senza esitare abbiamo puntato dritto sulla grande
scalinata che si arrampicava sul colle di fronte a noi. Non finiva più! “Ci
sarà una chiesa in cima dopo tutti questi gradini!?”, “di sicuro”, ci dicevamo.
Ma non è stato cosi. Era una grotta, bella, grande, ideale anche per accedervi
un grande fuoco e scaldare l’ambiente. Abitabile, insomma. Infatti nel centro
aveva una buca rotonda scavatasi con il consumarsi del terreno probabilmente
per la presenza perdurante di un fuoco. Avevo letto di ritrovamenti nell’area
risalenti al paleolitico. Chi lo sa, può darsi ci vivessero dentro due milioni
di anni fa. Ciò che è sicuro è che i ribelli comunisti ci nascondevano le armi durante
la guerra civile greca del ’45-‘49 (avevo già letto riguardo alla grotta, ma
avevo scordato che fosse da queste parti).
Dopo le classiche fotografie, con
un po’ di stanchezza addosso ma con sorrisi soddisfatti sul viso abbiamo preso
la strada di casa. Il primo passaggio c’è stato dato da Antonies, un amico che
vende fagioli con un banchetto a Psarades. Il secondo da una coppia di Larissa
in visita. Una volta a Laimos tutti e tre ci siamo catapultati in biblioteca
per pulirla dalla “Cultural night” della sera prima dedicata alle presentazioni
di Francia e Polonia in quanto i paesi degli ultimi due volontari arrivati.
C’eravamo divertiti: proiezioni
di presentazioni-video, musica, mangiare e bere tradizionali e tanta compagnia,
all’inizio con i bambini del posto, poi esclusivamente con il gruppo di ragazzi
albanesi che qui viene a lavorare nei campi per un massimo di sei mesi
all’anno.
Poi come sempre da Rundos, l’amico
più importante per i contatti ormai saldi che abbiamo creato con i locali. Lui
che pur di averci nella sua taverna ci offrirebbe l’anima, oltre a tutte le
bottiglie dietro il bancone. Siamo fortunati noi volontari qui a Prespa. E chi
lo sa, forse siamo anche bravi, se è vero che la fortuna la devi saper trovare.
Con gli altri tra un po’ andrò a mangiare dai vicini che stamattina nel cortile
avevano due maiali scuoiati appesi e un tavolo di legno sul quale lui, il
marito, stava tagliando chili e chili di carne. Sarà un’altra avventura alla
Prespa, una di quelle capaci a fermare il tempo…
Nessun commento:
Posta un commento