martedì 1 novembre 2011

LA VITA E’ UN’AVVENTURA NON GIA’ SCRITTA MA TUTTA DA SCRIVERE


Domenica 30 ottobre – Oggi è stato il giorno di una bella escursione con Pilar e Charlotte. Doveva esserci anche Ania ma era ancora un po’ malata. Una volta arrivati nel villaggio di Vrontero con tre passaggi in autostop, peraltro immediati, abbiamo incominciato a chiedere in giro del sentiero per il paesino di Pili. “Certo che se ascolti solo la prima persona, rischi veramente di non fare tante cose!”, dice Pilar. Questo perché la signora a cui per prima avevamo chiesto ci aveva risposto che non ce n’erano di sentieri. E non solo, anche l’ultimo che ci aveva dato il passaggio in macchina, uno con cui gioco a calcio nella squadra del Prespa, ci aveva detto lo stesso. Cosi solo al terzo tentativo usando un po’ di testardaggine ci siamo sentiti dire “si, lo so!”, “proseguite per questa strada, alla chiesetta piccola girate a destra e lo vedrete”. 
Il cammino era un continuo dipinto d’autunno: monti, rocce, alberi ed arbusti di tutte le sfumature tra il rosso, l’arancio, il verde e il marrone. La terra, di un rosso scuro, forte come quei vecchi mattoni d’argilla. E poi il lago, la sua vista tra le montagne e i villaggini che si intravedevano. In un orchestra di tranquillità io intanto viaggiavo con la mia mente. Pensavo a quanto mi piace vedere le due isole del lago Micri Prespa da diverse prospettive. E’ forse la cosa che più mi piace fare a Prespa… chi lo sa, probabilmente perché non tutte le prospettive sono facilmente accessibili per via delle frontiere! Dopotutto faccio parte di quella che definirei la“generazione delle fotocamere digitali”, abituata a vedere tutto e cresciuta senza confini e restrizioni nel visitare quasi qualsiasi posto. Senza rendercene conto siamo “la generazione più viaggiatrice” della storia. Prodotto, buono, della globalizzazione che dà al viaggio, e con lui l’estero più in generale, anche il ruolo di valvola di sfogo per tanti giovani che altrimenti soffrirebbero il precariato dei tempi nostri nelle proprie case a nutrire chissà quale repressione. Il viaggiare dà sorrisi, fa conoscere le persone e sorpassare i pregiudizi anche su diverse culture. Senza rendercene conto siamo infatti per tanti versi anche la “generazione più pacifica” della storia, un po’ per il nostro livello educativo mediamente il più alto di sempre e un po’ appunto per la nostra voglia di vedere con i nostri occhi e conoscere. Lo dimostrano anche i nostri cortei nella maggior parte del mondo che se confrontati in termini di violenza a quelli degli anni ’60 e ‘70, a cui partecipavano anche chi ora dall’alto dei parlamenti ci giudica e rimprovera, sono tranquilli come i bravi studenti della prima fila che in classe ascoltano ma alzano anche la mano per parlare. Siamo anche molto avventurieri perché in questo mondo instabile non potremmo fare altrimenti. Sappiamo sempre meno dove vivremo, con chi, quale lavoro faremo, se i nostri anni di studi sono stati utili (forse “solo” per averci insegnato a dialogare)… Abituati ad una vita di incertezze. A cosa crediamo quindi noi ventenni? Forse solo che “la vita è un avventura non già scritta ma da tutta da scrivere”, o almeno questo vale per me.

Camminando pensavo anche al mio futuro. Vorrei fare il reporter in giro per il mondo con una certa continuità, perché ho già iniziato questa strada e so di potercela fare, e avere una sorta di ostello o campeggio con amici e cari in un posto bello, accogliente e tranquillo come Prespa e con tanto di associazione culturale. Sogno anche un carretto con l’asino che mi porti dove voglio, che elimini il tempo e i pensieri… “sfruttare” anche l’utilità dimenticata degli animali! Avere un paio di cani, magari quelli che ho già qua con gli altri volontari o forse almeno uno più grande. Mi viene in mente l’immagine di frate Tac, quello di Robin Hood, sul carretto che beve il vino mentre il suo mulo lo porta in giro J… bellissimo!
Dato che qui a Prespa vivo in una casa dalle cinque nazionalità che ogni giorno mi permette di assaggiare piatti tipici di vari paesi, mi viene in mente anche una cucina internazionale nell’ostello, o campeggio che sia. Magari anche solo proposta un paio di volte alla settimana. Cibi greci, italiani,  spagnoli, polacchi, francesi, portoghesi: sarebbe di successo! E poi, anche una saletta per le feste o un piano bar perché mantenere vivo il locale è la cosa essenziale e farlo frequentare anche dalla gente del posto, l’attrattiva migliore. A Prespa sarebbe suggestivo attuare questo progetto nel paesino abbandonato di Millionas per avere un villaggio intero a disposizione. Ma strategicamente la spiaggia di Kula è il top con la sua fantastica vista sul grande lago che ti fa sembrare di vedere il mare, il via vai di pellicani proprio sopra la tua testa, una taverna già avviata da anni e anni e una struttura grande di bagni costruita per quando i turisti venivano qua in tanti fino a dieci anni fa. Ci sono anche alberi dove mettere sotto le tende e un piccolo palco dove questa estate si sono esibite band greche in occasione del primo Music Festival di Prespa. Probabilmente questa idea sarebbe più realizzabili sotto la gestione dell’organizzazione per cui lavoro, “Ctp”, perché essendo permanentemente sul posto potrebbe creare un progetto solido, anche solo per le estati, che tra l’altro terrebbe fede agli scopi culturali e di sviluppo del turismo… però ovviamente non è facile… come sempre servono soldi!

Il bello di Prespa sono anche le sue disavventure. Ogni giorno ne succede una diversa, ma proprio ogni giorno! Ed è appunto per questo che ormai ci ridiamo sopra, sempre! L’organizzazione nei lavori è un optional di lusso, quando ti va bene le cose le sai l’ultimo giorno…

… Nel frattempo la camminata continuava nella sua avventura di tranquillità. Avremmo potuto imbatterci in lupi o orsi con più probabilità che in altre zone della riserva, ma cosi non è stato… a nostro rammarico. Nonostante ore nella natura selvaggia attraversando sentieri stretti, l’unica cosa è stata: escrementi freschi di un animale della taglia di un lupo.
Senza conoscere il percorso e non muniti di mappa ad un certo punto c’è apparsa la strada. La rotta era stata giusta ma sfortunatamente già finita. Ma questo non ci ha fermato, passando attraverso campi di fagioli senza esitare abbiamo puntato dritto sulla grande scalinata che si arrampicava sul colle di fronte a noi. Non finiva più! “Ci sarà una chiesa in cima dopo tutti questi gradini!?”, “di sicuro”, ci dicevamo. Ma non è stato cosi. Era una grotta, bella, grande, ideale anche per accedervi un grande fuoco e scaldare l’ambiente. Abitabile, insomma. Infatti nel centro aveva una buca rotonda scavatasi con il consumarsi del terreno probabilmente per la presenza perdurante di un fuoco. Avevo letto di ritrovamenti nell’area risalenti al paleolitico. Chi lo sa, può darsi ci vivessero dentro due milioni di anni fa. Ciò che è sicuro è che i ribelli comunisti ci nascondevano le armi durante la guerra civile greca del ’45-‘49 (avevo già letto riguardo alla grotta, ma avevo scordato che fosse da queste parti).

Dopo le classiche fotografie, con un po’ di stanchezza addosso ma con sorrisi soddisfatti sul viso abbiamo preso la strada di casa. Il primo passaggio c’è stato dato da Antonies, un amico che vende fagioli con un banchetto a Psarades. Il secondo da una coppia di Larissa in visita. Una volta a Laimos tutti e tre ci siamo catapultati in biblioteca per pulirla dalla “Cultural night” della sera prima dedicata alle presentazioni di Francia e Polonia in quanto i paesi degli ultimi due volontari arrivati.
C’eravamo divertiti: proiezioni di presentazioni-video, musica, mangiare e bere tradizionali e tanta compagnia, all’inizio con i bambini del posto, poi esclusivamente con il gruppo di ragazzi albanesi che qui viene a lavorare nei campi per un massimo di sei mesi all’anno.

Poi come sempre da Rundos, l’amico più importante per i contatti ormai saldi che abbiamo creato con i locali. Lui che pur di averci nella sua taverna ci offrirebbe l’anima, oltre a tutte le bottiglie dietro il bancone. Siamo fortunati noi volontari qui a Prespa. E chi lo sa, forse siamo anche bravi, se è vero che la fortuna la devi saper trovare. Con gli altri tra un po’ andrò a mangiare dai vicini che stamattina nel cortile avevano due maiali scuoiati appesi e un tavolo di legno sul quale lui, il marito, stava tagliando chili e chili di carne. Sarà un’altra avventura alla Prespa, una di quelle capaci a fermare il tempo…

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