sabato 29 ottobre 2011

Welcome back home

 “Welcome back home” è stata la prima cosa che mi è stata detta appena sono tornato a Prespa. “Ti aspettavamo”, la seconda. E anche a me mancava molto questo posto. Dodici giorni in Italia se pur spesi con la mia famiglia, la mia ragazza e i miei amici sono stati lunghi, molto lunghi.
C’ho impiegato 24 ore per arrivare a Prespa. Ho passato una notte a Salonicco ospitato da un ragazzo irlandese simpaticissimo di nome Marcus. Siamo usciti in piazza per un paio di birre e tra un sorseggio e l’altro abbiamo parlato tutto il tempo della situazione attuale del mondo: dei movimenti giovanili identificati come “Indignados” e “Occupy wallstreet”, della primavera araba, dei paesi cosiddetti del terzo mondo, delle situazioni politiche nei nostri paesi ecc… E anche di un po’ di sport. Una piacevole chiacchierata come piacevole è stato anche conoscere i suoi coinquilini greci che con i loro sorrisi e la loro tranquillità mi hanno subito fatto ricordare perché adoro tanto questo paese.
Alla mattina l’autobus per Florina sarebbe dovuto partire alle 7, o almeno cosi pensavo io. Dopo aver dormito solo tre ore, una volta arrivato alla stazione dei bus ho scoperto che essendo un giorno di festa nazionale questo non sarebbe partito e avrei dovuto aspettare il pullman delle 10.30. Il 28 ottobre la Grecia celebra l’ “Oxi day”, ovvero l’anniversario del giorno in cui disse “No” all’ultimato di Mussolini all’inizio della seconda guerra mondiale e da cui poi iniziò l’invasione italiana. Ci sono parate in tutto il paese con i bambini delle scuole elementari vestiti in abiti tradizionali dell’esercito del 1800 e ragazzi delle medie che portano stendardi e bandiere. Ed oltre a loro ci sono anche autorità dello stato e religiose. Florina aveva appena finito i festeggiamenti quando ci sono arrivato poco prima dell’una di pomeriggio. Sotto un sole ancora bello e raggiante la strada era riempita di gente e di colori, e di un sano via vai di sorrisi. Io nel frattempo dovevo continuare il mio viaggio. All’imbocco della strada per Prespa avevo passato poco più di mezzora con il pollice alzato nel tentativo di fare autostop quando una mia coetanea mi si è avvicinata chiedendomi se stessi andando a Prespa. Era di Vrontero, l’ultimo paesino di Prespa, e stava aspettando suo padre che la stava venendo a prendere. Cosi Katerine e Iannis mi hanno dato un passaggio sul loro pick-up. Stavo tornando a Prespa ed ero troppo felice! Lo capivo sempre di più vedendo la strada serpeggiare tra le valli colorate d’autunno. Loro, padre e figlia, nonostante non si vedessero da un bel po’ di tempo non mi hanno mai tenuto fuori dai discorsi. Tutti e due veramente molto disponibili e gentili… ero proprio e di già a Prespa!
Dopo la stazione sciistica di Vigla ci siamo fermati ad una sorgente dove piano piano abbiamo riempito d’acqua una decina di bottiglioni da cinque litri. Ed io nel frattempo tornavo sempre di più alla vita di qua. Dal bosco scendevano decine di asini con in groppa chili e chili di legna. Ecco a cosa possono essere ancora utili nel 2000! Quando dei tratti possono essere solo raggiungibili a piedi perché stretti e scoscesi cosa c’è di meglio degli asini e dei muli?! All’andatura di 50km/h di Iannis alle 3, con un ora abbondante di ritardo, sono arrivato nel paesino di Antartiko dove i miei amici mi aspettavano. Dopo saluti e ringraziamenti a chi tanto gentilmente mi aveva dato il passaggio, sono entrato nella taverna e li ho incontrato tutti i miei amici, tra cui anche del posto come panettiere ballerino e Teofilos il trombettista. C’era musica dal vivo, la gente ballava, tutta, e le tavole erano piene di cibo e di bevande. “Tzipuro?!”(la grappa greca)… e cosi è iniziata la festa con il brindisi al mio ritorno. “Il mio ritorno a casa”, mi hanno detto. Abbiamo ballato tanto, l’atmosfera era che di più festose non si può. Dai bambini a quelli su di età, dalle ragazze alle mogli, tutti erano scatenati e molto molto divertiti. Solo alle 21 siamo usciti da quel posto, la taverna “Villa Rosa”, e con il pulmino del panettiere, anche stando dietro nel cassone, siamo andati al nostro villaggio, Laimos. Senza passare neanche da casa sono andato dritto da Rundos, la “nostra” taverna che ci fa anche da seconda casa… e saluti, abbracci. Ho molti amici qui e anch’io come loro sono molto contento di vederli!
L’unica cosa strana è che sono riuscito ad evitare gli Tzipuro offerti da Rundos e dagli altri perché essendo distrutto dal viaggio e soprattutto dalle poche ore di sonno sono andato a casa, anche per rivedere le coinquiline e i nostri animali. “Tutti mi chiedevano di te”, mi ha detto Ania. Ed io ogni volta li dicevo che eri in Italia e saresti tornato presto.

“Welcome back home”. E 12 giorni sono stati più lunghi degli effettivi 12 giorni. Stamattina mi sono alzato e già mi sentivo diverso. Aria buona, montagne e natura di ogni sfumatura tutte attorno. E anche un bel sole. L’odore del fumo che esce dalle stufe e dai camini nelle case. Ho fatto la doccia con l’acqua calda preparata la notte prima. E poi… la classica camminata fuori verso la piazza e la biblioteca con i nostri cani che ci seguono ovunque a noi volontari. Non ho fatto in tempo a vedere Iannis il tabaccaio che mi ha subito invitato dentro il suo negozio a fare due chiacchere, che come sempre terminano in risate, e a bere Tzipuro. A brindare c’erano anche tre persone che da Salonicco erano venute a comprare i fagioli e il miele di Prespa. E come da costume qui, bere uno Tzipuro in compagnia è il minimo che si può fare per accogliere dei visitatori. Cosi mi sono unito anch’io e dopo aver finito di pesare le buste di fagioli e di bere ciascuno il suo Tzipuro… ognuno per la propria strada, ma avendo condiviso un bel momento in compagnia parlando diverse lingue, o comunque tentandolo di fare. Dal greco, all’italiano (uno dei ragazzi parlava un po’ di italiano) fino all’inglese.
E ora… sono di nuovo da Rundos che simpaticamente mi chiama “stronzo” perché la traduzione in greco “malaka” è molto utilizzata anche in senso affettivo. Beh, di scelte migliori con i soprannomi non ne ho, mi sembra, visto che vengo chiamato anche Berlusconi e mafioso per il semplice fatto che sono italiano. Ora farò un giretto a salutare chi ancora mi manca da vedere in questo villaggio di 250 abitanti. Domani mi hanno proposto di andare in montagna a caricare la legna, potrei andarci. Stasera avremo la “Cultural night” con le presentazioni dedicate alla Polonia e alla Francia fatte dalle ultime due volontarie arrivate. Nel frattempo quel che succederà sarà una sorpresa e sicuramente qualcosa accadrà o di divertente o di imprevisto visto che qui nonostante sia una piccola comunità ogni giorno è diversissimo da un altro.

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