mercoledì 8 agosto 2012

LETTERA DAL MOZAMBICO... CARI AMICI VI SCRIVO


Cari Amici.

Ciao! Come State? Spero alla grande. Oggi finalmente vi scrivo.

Io sto benissimo. Il mio servizio civile in Mozambico sta andando a gonfie vele. Sono 5 mesi ormai che sono qui e non cambierei una virgola della mia esperienza. Faccio ciò che di meglio non avrei mai potuto desiderare: professore di informatica all'Università, in cui ho anche un posto di rilevanza nel team di ricercatori (stiamo scrivendo due progetti di sviluppo rurale), giro e monto video-documentari (sono al secondo proprio ora), pubblico articoli e fotografie su due giornali, e a settembre farò anche una relazione completa sull'andamento di un progetto di cooperazione finanziato dall'Italia.

Per cui, il lavoro mi sta soddisfacendo moltissimo nonostante delle volte mi occupi pure tutto il sabato e la domenica... cosa che comunque non mi pesa visto che sin dall’inizio mi sono gettato in questa esperienza con tanta determinazione e voglia di fare per renderla il più professionalizzante possibile e fare in modo che questo anno sia solo un inizio.

Il posto pure è bellissimo, sembra un dipinto del paradiso terreste. Le palme sono onnipresenti e colorano il paesaggio di verde smeraldo, le spiagge bianchissime ti catapultano nelle realtà dei film, l'acqua cristallina del mare è estasiante, e il cielo con il suo blu accesso sembra essere dipinto con le tempere. D'inverno arrivano perfino le balene, mentre dugonghi, delfini e squali non pericolosi ci sono tutto l'anno. A portarti nell'autenticità umana dell'Africa ci pensano il mercato, con le sue baracche, i suoi odori, i richiami della gente, le signore sdraiate sulle stuoie e i vestiti coloratissimi che indossano. La strada di terra rossa che ti sta sempre sotto i piedi. Le vele rattoppate delle barche che animano il quadro artistico della baia. E le danze e i canti, che qui sono parte vitale dell’esistenza al pari del mangiare e del bere. Li vedi e li senti ovunque: nelle chiese, alle feste, sui mezzi pubblici, durante lezioni scolastiche, al termine di incontri...


La città in cui vivo si chiama Maxixe, e si trova in una delle provincie meridionali del Mozambico, di nome Inhambane. Per provincie qui si intende le nostre regioni, e quella in cui risiedo è purtroppo una delle due più povere del paese, insieme a quella nord-occidentale di Niassa. I motivi di questa arretratezza sono vari e non troppo diversi da quelli che comunque mettono in ginocchio le economie delle altre regioni. Qui il sistemi burocratico è totalmente centralizzato e per questo lentissimo e dispendioso per tutte le parti in causa. Per ogni minima cosa, carte licenze eccetera tutto il Mozambico si sposta nella sua capitale, Maputo. Non c'è neanche una settimana in cui almeno uno dei miei conoscenti non debba andarci per sbrigare qualcosa, magari anche solo per una mezza giornata e poi tornare indietro. La strada da Maxixe a Maputo è stata asfaltata solo due anni fa, tra l'altro da finanziatori cinesi in cambio di "alcune" concessioni. Tipo tagliare tonnellate di legname ogni giorno per esportarlo in Cina, oppure pescare al largo delle coste con grandi imbarcazioni che tra le varie cose stanno decimando la popolazioni di squali proprio nella nostra provincia. Il tutto ovviamente senza che un mozambicano comune ne tragga il ben che minino vantaggio. Per non parlare del petrolio di cui è ormai certa l’esistenza nel nord del paese e che sta attirando l'attenzione anche dell'Italia, Eni in testa. Alla visita del ministro Terzi in Mozambico un paio di mesi fa, qualche nostro giornale italiano ha addirittura parlato di "affrettarsi nella caccia all'oro in Mozambico, se no pappano tutto i cinesi". Della serie, "chi se ne frega degli africani”. “Tanto le risorse dell’Africa sono sempre state di tutti fuorché di loro”… “Presto, noi predoni legittimati. All’arrembaggio!”

Comunque, la strada da Maxixe a Maputo asfaltata solo due anni fa è di 450 km, in autobus ora ci si impiega 7 ore (più il paio di ore d'attesa prima che si riempia il pullman e parta). Il viaggio è quello della speranza: tutti ammassatissimi tra persone, cose e animali in un maniera da far perdere la pazienza anche alla gente di qua, non di certo abituata agli standard europei. Gli autisti sono costretti ad estenuanti ritmi di lavoro, guidano anche fino a 15 ore ininterrottamente e buona parte di loro si dà al bere anche durante il servizio. Il prezzo del viaggio avventuroso o drammatico a seconda delle volte è di 15€ sola andata. In macchina invece sarebbero 5 ore per una spesa di benzina intorno ai 100€ sola andata...inutile dirlo: prezzi inaccessibili al 95% della popolazione! ... E ciò nonostante si stia parlando di una delle provincie più vicine relativamente alla capitale. Quelle a nord infatti distano fino a  4000 km da Maputo... Come sarà mai possibile un vero sviluppo in quelle regioni considerando tra l’altro che il trasporto aereo qui è ancora un lusso per pochissimi?

E' lecito pensare che questo sistema cosi centralizzato non è adeguato ad uno sviluppo reale ed omogeneo in un paese cosi grande e per giunta cosi limitato nelle vie di comunicazione? Io penso di si! Perché non fa altro che scoraggiare sul nascere ogni genere di iniziativa, culturale o economica che sia, con i suoi tempi lunghissimi e il grande dispendio economico imposto a priori dalla burocrazia.

Un altro problema della provincia di Inhambane è il suo suolo povero. Questa è l'area con più concentrazione di palme da cocco del mondo. Ce ne sono ovunque, anche dove vivo io nel giardino di questo complesso di casette ce ne saranno 30 o 40. Le foreste di "coqueiros", come vengono chiamate qua le palme da cocco, sono dappertutto... "e per quale motivo"?

Questi alberi prediligono il terreno sabbioso. In tutta la zona infatti sembra di essere sempre in spiaggia. Anche per chilometri e chilometri verso l'interno. Facile è arenarsi con la macchina se non si ha il 4x4 e bello è camminare e ballare a piedi nudi, ma a soffrirne è l'agricoltura.

La cosa più coltivata qui è la "manioca"; mandioca in portoghese. Una radice di una omonima pianticella che si adatta bene a questo terreno. Praticamente tutte le famiglie ce l'hanno nella propria "machamba", come qui viene chiamato l'orto. Avvolta da una corteccia marrone e lunga quasi a sembrare un ramo, la manioca è bianca e di sapore simile alla nostra patata anche se più farinosa e fibrosa. Viene fatta bollita o fritta tipo le nostre patatine. Oppure grattugiandola se ne ricava una farina qui chiamata "tapioca" (... ed ecco a voi l'origine di una della supercazzole di Tognazzi in Amici miei).

Inoltre, della stessa pianta si utilizzano le foglie che una volta triturate vengono usate per fare uno dei sughetti tipici: la "matapa". Di color verde, questa si adatta bene sul riso, anche qui alla base dell'alimentazione come in molte altre parti del mondo, e di solito viene fatta con "carangueijos", i granchi.

E a proposito di crostacei e di pesce. La baia di Inhambane è sempre stata famosa per esserne ricchissima. Ma purtroppo c'è sempre stata una forte carenza di mezzi per pescare. Ancora oggi non si vede una singola canna da pesca, ma solo uomini che vanno perfino nello scheletro di cemento delle fondamenta del molo per lanciare un filo che non va al di là del metro. Oppure barchette a vela senza motore e rattoppate dalla testa ai piedi che partono cariche di pescatori, e con reti che delle volte sono zanzariere, alla volta di un bottino che una volta frazionato sarà ulteriormente più misero. Oppure gruppi di uomini donne e bambini che armati di secchi setacciano la spiaggia in cerca di molluschi nei periodi di bassa marea.

... Io personalmente è proprio in questa potenzialità peschiera non sfruttata che vedo una forte mancanza di progettualità politica. Non c'è neanche una rete per l'acquacultura nel mare in tutto il paese. Perché non si lavora per sviluppare la pesca che dovrebbe essere il settore numero uno del paese visto gli oltre 3000 km di costa? E perché questo impegno non viene richiesto alla politica da parte della popolazione? Ma troppo spesso ci si aspetta che progetti del genere, come anche scuole ed ospedale, vengano fatti dalle organizzazioni o dalle chiese? Eppure il Mozambico ha una crescita economica annua del 7-8%, ed estrae ed esporta tantissimo gas in Sud Africa. E presto avrà anche il petrolio! Perché anche quì si tende a non responsabilizzare la politica? ... I motivi sono diversi e non permettono semplicismi. Probabilmente sono legati a fantasmi del passato e a un presente tutto sommato migliore... ma attenzione, lo spirito critico e la coscienza politica sono la libertà di un popolo!